Sanità con 40 miliardi di debiti e le banche…
Sanità con 40 miliardi di debiti e le banche non fanno prestiti
Fornitori di ospedali in ginocchio: i pagamenti tardano fino a tre anni. Solo il 5% degli italiani ha ottenuto finanziamenti nell’ultimo anno
Milano Le banche non prestano soldi. Lo Stato non paga (o lo fa con colpevole ritardo) quando si tratta di onorare le imprese fornitrici del settore sanitario.
Sembrerebbero due circostanze di per sé estranee, senza nessun punto in comune. Eppure sono due facce della stessa medaglia, di una crisi che ha reso, da un lato, i rapporti finanziari più instabili e, dall’altro, ha convinto i governi (quelli locali, ma soprattutto quello centrale) che i conti si possono mettere in ordine nascondendo la polvere sotto il tappeto e rinviando sine die il pagamento delle fatture.
Ma andiamo con ordine. Una ricerca di Western Union, società specializzata nei trasferimenti di denaro, ha evidenziato che l’Italia è in coda ai Paesi europei per concessione di credito. L’analisi, condotta sui dati della Banca Mondiale relativi al 2011, ha rivelato che nel nostro Paese solo il 5% dei cittadini dai 16 anni in su ha ottenuto un prestito dalle banche nell’ultimo anno. Anche nelle repubbliche baltiche di Lettonia e Lituania gli istituti di credito si fidano di più dei loro clienti (rispettivamente il 7 e il 6% ha ottenuto un prestito). Pure in nazioni dove il sistema bancario è sull’orlo del baratro, come Cipro (primo in Europa col 27%) e Spagna (11%), le banche sono un po’ più «generose» o meno malfidenti. Lontane anni-luce Germania (13%), Francia (19%) e Svezia (24%), segno che laddove la crisi ha fatto meno danni o ha addirittura prodotto benefici anche gli istituti sono meno restii a concedere credito.
Lo dimostra anche il più recente rapporto Abi sui mercati finanziari. A novembre 2012 i prestiti erogati dalle banche alle famiglie italiane sono diminuiti dell’1% su base annua. Non si tratta di «cattiveria», ma di un eccesso di prudenza: con i bilanci già appesantiti da miliardi di Btp (le cui quotazioni si sono riprese solo negli ultimi mesi), quale banchiere farebbe un prestito a famiglie che la congiuntura (e le supertasse del governo) ha reso più deboli oltreché più esposte alla possibilità di perdere il lavoro? D’altronde, rileva Western Union, la stretta del credito coinvolge anche i prestiti erogati da amici e parenti che in Italia coinvolgono solo il 3% delle persone «over 15» rispetto al 13% della media europea. E così, considerato che solo il 31% degli italiani ha una carta di credito, che per le banche è equiparata a un prestito, non c’è da stupirsi che il caro vecchio contante sia ancora il mezzo più utilizzato per i pagamenti anche se i conti via Internet sono sempre più utilizzati.
Ma possono i cittadini essere ritenuti affidabili quando è lo Stato stesso a non esserlo? È una domanda retorica. La risposta negativa, comunque, l’ha ricordata la Cgia di Mestre. I fornitori delle strutture ospedaliere devono ricevere almeno 40 miliardi di euro dalle Asl. E il dato, rileva la Cgia di Mestre, è ufficioso perché che Lazio, Campania, Abruzzo, Sicilia e Calabria non hanno comunicato l’ammontare dei propri debiti. In media, le Aziende sanitarie locali pagano dopo 300 giorni, ma nel Sud i tempi di pagamento possono raggiungere quasi tre anni: 973 giorni in Calabria, 894 giorni in Molise e 770 giorni in Campania. Con una media generale nella Pubblica amministrazione di 180 giorni che, secondo la Cgia, è destinata a crescere.
Un decreto legge del novembre scorso ha stabilito che dall’1 gennaio 2013 tutte le strutture sanitarie pubbliche dovranno pagare entro 60 giorni ma, ha sottolineato Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, «è difficile pensare che le Asl, soprattutto quelle del Sud, riescano a rispettare la nuova tempistica». Molte strutture sanitarie, aggiunge, stanno sottoscrivendo contratti «con scadenze di pagamento ben al di sopra dei limiti stabiliti dalla legge, in barba alla direttiva europea contro il ritardo dei pagamenti». Ecco, l’escamotage è stato già trovato. Vallo a spiegare a chi è in ritardo con le tasse o con la rata del prestito…
tratto da il Giornale scritto da Gian Maria De Francesco