Italia, un Paese ostaggio del debito pubblico
Negli ultimi 20 anni il Paese è stato più virtuoso di Germania, Francia e Spagna, ma gli sforzi sono serviti a pagare gli interessi.
Molto più virtuosi degli altri, ma trascinati a fondo dal gigantesco debito pubblico ereditato dal passato. Negli ultimi 20 anni l’Italia ha fatto molti sforzi, che però sono serviti soprattutto a pagare gli interessi sulla fonte principale dei guai per le casse dello Stato. È questo il quadro descritto dal Corriere della Sera, che presenta un’analisi sull’andamento della finanza pubblica dal 1993 al 2013. I risparmi finiti nella voragine degli interessi Negli ultimi 20 anni, si legge nell’articolo, l’Italia ha accumulato 585 miliardi di euro del cosiddetto avanzo primario (con un 20% riferibile alle privatizzazioni), contro gli 80 miliardi della Germania (dal 1995) e saldi negativi per Francia (-479 miliardi) e Spagna (-270 miliardi). Il problema, continua il Corriere, “è che tanta abbondanza è finita nella voragine della spesa per interessi da pagare sul debito pubblico che, per l’Italia, ha significato 1.650 miliardi, contro 1.058 miliardi d’interessi pagati dalla Germania (anche in questo caso dal 1995), 870 miliardi dalla Francia, 386 miliardi dalla Spagna”. L’alto debito frena il Paese Essere un grande debitore insomma non è affare, anche perché più il debito è alto e più gli interessi da pagare sono consistenti. Negli anni della crisi, il rapporto debito/Pil è aumentato in tutti i Paesi presi in esame. L’Italia, partendo da livelli già alti, non ha però potuto aprire il rubinetto della spesa pubblica. “Il prezzo pagato dal Paese è stato alto – dichiara il consulente Roberto Poli – L’avanzo primario significa una tassazione maggiore, minori spese correnti e investimenti, riduzione dei consumi. E ciò ha comportato un trasferimento massiccio di risorse dall’economia reale a quella finanziaria. Una vera doccia fredda, e prolungata, sulla crescita”. “Servono provvedimenti straordinari” Per uscire da questa situazione, secondo Poli “servono provvedimenti straordinari, incisivi e contemporanei”. Il governo, continua, dovrebbe ridurre “lo stock di debito pubblico per un ammontare di almeno 400 miliardi di euro destinando parte importante del risparmio d’interessi alla riduzione delle imposte alle imprese e ai cittadini, con l’effetto di favorire la crescita”. In secondo luogo, aggiunge, è necessaria una “revisione straordinaria e completa della spesa pubblica per ridurre il deficit annuale puntando su un forte aumento della produttività e meccanismi avanzati di controllo”. Infine, aggiunge, bisogna approvare “nuove regole che, mantenendo la libertà di spesa delle amministrazioni locali e degli enti centrali, assicurino che essa avvenga secondo criteri di produttività”.
tratto da rainews24 04.08.14