Crisi : dall’ISTAT dati agghiaccianti
Crisi, Istat: “Boom di disoccupati under 30”
Rapporto annuale dell’istituto di statistica sul 2012: “Un giovane
su quattro non studia e non lavora”. “Il 25% della popolazione è
in
disagio economico o deprivazione, il 40% al Sud”.
L’Italia ha “la quota più alta d’Europa” di giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano né studiano. Si tratta dei cosiddetti Neet, arrivati a 2 milioni 250mila nel 2012, pari al 23,9%, circa uno su quattro. Lo rileva l’Istat nel rapporto annuale. Inoltre sono quasi 15 milioni a fine 2012 gli individui in condizione di deprivazione o disagio economico, circa il 25% della popolazione (40% al Sud), fa sapere l’istituto di statistica.
Crolla il potere di acquisto (-4,8%) – Nel 2012 il potere d’acquisto delle famiglie italiane ha registrato una caduta “di intensità eccezionale” (-4,8%), si legge nel rapporto in cui si evidenzia che al calo del reddito disponibile (-2,2%) è corrisposta una flessione del 4,3% delle quantità di beni e servizi acquistati, la caduta più forte da inizio anni ’90.
Da disoccupati a sfiduciati, in 6 mln senza lavoro – Le persone potenzialmente impiegabili nel processo produttivo sono quasi 6 milioni, se ai 2,74 milioni di disoccupati si sommano i 3,08 milioni di persone che si dichiarano disposte a lavorare anche se non cercano (tra loro gli scoraggiati), oppure sono alla ricerca di lavoro ma non immediatamente disponibili.
Oltre la metà dei disoccupati aspetta da oltre un anno – Tra il 2008 e il 2012 i disoccupati sono aumentati di oltre un milione di unità, da 1,69 a 2,74 milioni, ma è cresciuta soprattutto la disoccupazione di lunga durata, ovvero le persone in cerca di lavoro da almeno 12 mesi (+675.000 unità) che ormai rappresentano il 53% del totale (44,4% la media Ue).
La nostra propensione al risparmio è tra le più basse d’Europa – Nel 2012 la propensione al risparmio delle famiglie italiane si è attestata su livelli sensibilmente inferiori rispetto alle famiglie tedesche e francesi, avvicinandosi a quella del Regno Unito, tradizionalmente la più bassa d’Europa. Lo scrive ancora l’Istat nel rapporto annuale, spiegando che lo scorso anno la propensione è scesa all’8,2%, ovvero 0,5 punti percentuali in meno del 2011 e 4 punti percentuali in meno rispetto al 2008.
In 4 anni 450mila dirigenti-imprenditori in meno – Tra il 2008 e il 2012 in Italia si sono persi oltre 500mila posti di lavoro (-2,2%) con un calo degli artigiani e degli operai specializzati, ma anche delle professioni qualificate, mentre sono aumentate quelle solo esecutive (soprattutto addetti all’assistenza personale e commessi). E’ quanto emerge dal Rapporto Istat secondo il quale dirigenti e imprenditori sono calati nel periodo di 449mila unità (-42,6%), quasi 100mila solo nel 2012 (nella maggior parte dei casi piccoli imprenditori e dirigenti d’azienda).
Nel 2012 in 381mila famiglie lavora solo la donna (+70%) – Le famiglie con figli in cui nella coppia solo la donna lavora sono passate da 224mila nel 2008 (5% del totale) a 381mila nel 2012 (8,4%), in aumento del 70%. Rilevante è il rialzo dell’occupazione femminile nelle coppie in cui l’uomo è in cerca d’occupazione o disponibile a lavorare (+51mila sul 2011, +21,2%) o è cassintegrato (+20mila, cioè +53,9%). Ma il lavoro delle donne è meno pagato: la retribuzione netta mensile delle dipendenti è inferiore del 20% rispetto agli uomini.
Cala la spesa per il cibo, le famiglie riducono la quantità e la qualità – Le famiglie italiane che, tra il 2011 e il 2012, hanno ridotto la qualità o la quantità degli alimentari acquistati, è aumentata dal 53,6% al 62,3% e nel Mezzogiorno arriva a superare il 70%. Si tratta, si legge nel rapporto Istat, soprattutto di famiglie che diminuiscono la quantità (34,9% nel Nord e 44,1% nel Mezzogiorno), ma una percentuale non trascurabile, e in deciso aumento, è anche quella di chi, oltre a diminuire la quantità, riduce anche la qualità dei prodotti acquistati.
Messaggio di Napolitano: “Creare lavoro per i giovani” – Occorre “creare le condizioni di una ripresa economica che fornisca, specie alle generazioni più giovani, concrete prospettive di lavoro nell’ambito di una crescita sostenibile ed equa”. Lo dice il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio per la presentazione del rapporto dell’istituto di statistica.