Non è così che si cambia reputazione
I guai sembrano non finire mai per Barclays: dopo lo scandalo Libor, che è costato 430 milioni di dollari e la reputazione della banca britannica, ora si presenta all’orizzonte un nuovo problema. L’indagine penale del Serious Fraud Office britannico riguarda pagamenti mai dichiarati che Barclays avrebbe fatto al fondo sovrano del Qatar nel 2008. Per gestire questa storia poco chiara il consiglio di amministrazione della banca ha accelerato la nomina del nuovo amministratore delegato che sostituisce Bob Diamond, forzato alle dimissioni dallo scandalo Libor.
Il nuovo Ceo Antony Jenkins è l’antitesi del suo predecessore: inglese e non americano, riservato invece che aggressivo, esperto di retail – divisione di cui era a capo fino a ieri -, estraneo al pericoloso mondo dell’investment banking, che era la specializzazione di chi lo ha preceduto. Ha al suo attivo la conoscenza dei gangli dell’istituto, dove ha cominciato la sua carriera. E doti da diplomatico che lo hanno indotto a dichiarare uno stipendio di gran lunga inferiore ai maxi-bonus di Diamond.
Tuttavia non basta una nomina a garantire il ritorno all’onorabilità di una banca bersagliata dalle inchieste. Non solo. Senza nulla togliere al valore del manager, mai scalfito da alcuno scandalo, mercati e cittadini si sarebbero forse sentiti più rassicurati da una scelta esterna, totalmente estranea ai fatti contestati. In fondo Jenkins siede nel Cda di Barclays dal 2009, ne è da quattro anni ai vertici. In casi come questi, in cui occorre recuperare innanzitutto credibilità, vale la logica della tabula rasa: volti totalmente nuovi per voltare davvero e definitivamente pagina.
tratto dal sole 24.com
31 agosto 2012